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12 ottobre 2015

LA FINE DI UN MATRIMONIO E L'ARRIVO DELLA VITILIGINE.


Se provate a chiedere ai membri di un qualsiasi Gruppo su FB che tratta di vitiligine, quale causa identifichino come scatenante per le loro macchie bianche,  vi stupirete di quanta gente vi risponderà: "era in un periodo della mia vita in cui ero sotto pressione". Ovviamente non potrebbe essere un caso. La fine di una relazione, un lutto, un cambio di città o di lavoro
, un problema ritenuto troppo grande ed ecco che la dama bianca inizia a riscuotere il suo credito di colore. Un risveglio con un pallore attorno alle unghie, intorno alla bocca o quel contorno occhi che non è più come prima. O lo sbiancamento in qualsiasi altra parte del corpo... perchè la dama bianca non è schizzinosa. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole. L'esperienza dei diretti interessati certifica dunque che trauma psichico e vitiligine sono strettamente collegati. Tale legame ha motivato le teorie più disparate: dal trascendentale alle tecniche di rilassamento, pur sempre utili al di là della patologia che qui trattiamo. Ma poichè in questa fase di vita del blog stiamo seguendo un filo rosso, che leggendo i post precedenti ha un nome ben preciso, è d'obbligo chiederci cosa potrebbe  c'entrare un processo immuno-infiammatorio capace di distruggere i nostri melanociti con la sofferenza del cuore, con un impalpabile stato mentale che attiene solo ai meandri dei nostri pensieri. Niente, verrebbe da dire. Un'infiammazione è un' infiammazione, un pensiero è un pensiero. E no. Un pensiero è un'infiammazione, per giunta immunomediata. Almeno lo è in noi che ci portiamo dentro questo fardello di avere un processo infiammatorio pronto a sparare contro l'organo più debole che, sempre per noi, è rappresentato dai melanociti. E se non costituiscono proprio una novità gli studi che dimostrano come  un dolore psichico sia seguito da un' alterazione del sistema immunitario, che attraverso l'interferone alfa (o gamma?) produce un meccanismo infiammatorio, è senz'altro eclatante venire a conoscenza che questo processo infiammatorio ha come prodotto finale la stessa chemochina killer che abbiamo visto presente in ognuno dei post precedenti. Chemochina cui viene attribuita da tanti ricercatori la causa della vitiligine. In ogni frangente. Anche stavolta,  se fossi io  ad affermarlo si profilerebbe un bel sorriso, ma leggete qui: 

STUDIO OLANDESE DEL 2008 CHE DIMOSTRA LA CORRELAZIONE TRA OSTILITA', STRESS E INFIAMMAZIONE CON COINVOLGIMENTO ANCHE DELLA CHEMOCHINA CXCL10
Lo studio  è in pdf e con la santa pazienza potrete tradurlo. Quello seguente è in italiano e risponde alla domanda: "ma che stress può avere un bambino tale da far comparire la vitiligine?" 
UN META STUDIO INGLESE DEL GIUGNO 2015 RACCOGLIE TUTTI GLI STUDI CHE CORRELANO TRAUMI INFANTILI CON INFIAMMAZIONE


Di studi che correlano stress psicologico e processo infiammatorio in Rete ne troverete tantissimi. Così un  un altro tassello è stato aggiunto. Non un tassello qualunque ma la spiegazione razionale, verosimile - perchè non credo proprio che sia un caso trovare sempre lo stesso assassino con la pistola fumante su ogni luogo del delitto- di come la fine di un matrimonio possa rivelare che fra la sofferenza dell'anima e quella dei melanociti il passo non solo è breve ma ora è conosciuto. Alla prossima. Domenico. 

3 commenti:

  1. ho letto l'articolo , e' ben scritto ma dove sta la novita' ? sono ormai anni che si dice questo . comunque , un ricercatore di padova esclude che sia presente uno stato infiammatorio e lo avrebbe anche provato , sono confusa .

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  2. Grazie per il ben scritto. Cosa si sa da anni? Che tutto ruota intorno una chemochian infiammatoria e che spenta quella verosimilmente ci si ripigmenta. E che la presenza di questa chemochina e dei suoi produttori riesce a spiegare il perchè di tutti i fattori scatenanti? In un puzzle completo? Si sapeva da anni? Forse. Allora negli ultimi due anni stanno arrivando conferme da molti studi. a me sembra un risultato. Poi non so. Grazie per il commento. A presto

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    1. Aggiungo: il ricercatore di Padova cui tu ti riferisci è il Dottor Matteo Bordignon, di cui mi vanto essere amico. Ovviamente conosco i suoi studi e rispetto le sue idee anche perchè io non sono un medico. Tuttavia da paziente, ovvero da chi vive sulla pelle questa malattia e ne conosce tutti i risvolti pratici, ho la necessità interiore di essere un paziente consapevole e dunque andando a spulciare tutti gli studi cercando di ragionare sui dati e condividendo questo lavoro con voi.

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