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6 ottobre 2015

VITAMINA D E VITILIGINE. UN NUOVO CLASSICO.


Riassunto dei post precedenti. Siamo partiti dall'ipotesi infiammatoria, ovvero abbiamo attribuito alla patologia un connotato principale, l'infiammazione che, unitamente alla cascata radicalica da essa prodotta, sopratutto di perossido d'idrogeno, porta alla morte del melanocita. Anche se è certo il coinvolgimento del sistema immunitario, abbiamo incrociato l'ipotesi di partenza, cioè l'eziologia infiammatoria, con
le ripigmentazioni ottenute dai ricercatori utilizzando gli agenti sin qui esaminati. E abbiamo osservato che ogni agente (quindi il cortisone orale come il Prednisone, il Tofacitinib, la Simvastatina) che induceva ripigmentazione aveva la capacità di colpire il prodotto finale di un specifico processo infiammatorio: la chemochina CXCL10. Attenzione, sto parlando di sostanze potenzialmente in grado di condurre ripigmentazioni complete anche sui distretti tipicamente più ostici come mani e piedi. A dimostrazione che non agendo sull'infiammazione ma su un suo prodotto come il perossido di idrogeno, non si ottiene lo stesso risultato di ripigmentazione nei siti corporei più difficili, abbiamo citato lo studio sulla catalase modificata della dottoressa Schallreuter. Continuando a seguire lo stesso filo rosso ci occupiamo oggi della vitamina D, tornata, anche se le ricerche non si sono mai fermate, recentemente alla ribalta grazie a Cicero Coimbra, un dottore brasiliano che ha messo a punto un protocollo basato su maxi-dosaggi di vitamina D3. Non sto qui a tediarvi con tutte le nozioni sulla vitamina D che potrete leggere in quantità industriale sulla Rete. Quello che mi interessa evidenziare a me stesso ed a voi è che tutti parlano di questa vitamina-ormone in termini di essenzialità per il sistema immunitario, attribuendo i risultati che avrebbe nei confronti della vitiligine, alla regolazione del sempre citato sistema immunitario. In questo studio del 2013 che vi invito a leggere, condotto da un team di ricercatori tra i quali figura anche il dottor Coimbra,  si mostrano dei risultati sulla vitiligine: 


Ma... incrociando i dati con altri studi ho potuto osservare come in realtà la vitamina D3 esplichi una potente azione antinfiammatoria che ha come obiettivo proprio la chemochina CXCL10 (IP10) e gli altri promotori dell'infiammazione TFN-alfa e Interferone Gamma. Avete capito bene, sempre lei, la stessa chemochina infiammatoria che abbiamo visto bersaglio del cortisone, del Tofaticinib, della Samvastatina e anche della Quercetina e chissà di quante altre sostanze. Queste osservazioni, secondo i miei pensieri,  portano dritte dritte ad una conclusione: appena un agente riesce a spegnere o quanto meno ad attenuare l'azione dei fattori infiammatori di cui sopra ...i melanociti riprendono a funzionare. Ma c'è di più. La vitamina D3 è un coltello con due lame perchè riesce anche a scindere il perossido di idrogeno rendendolo inoffensivo. Si, proprio quel radicale libero individuato dalla Schallreuter come causa principale della vitiligine e combattuto con la sua crema. 

UNO DEI TANTI STUDI CHE DIMOSTRA COME LA VITAMINA D INCIDE SULLA CHEMOCHINA INFIAMMATORIA CXCL10



Mi ritorna in mente il primo dermatologo dal quale mi recai e che paternamente non mi raccomandò altro: evita il sole. Oggi mi sento assolutamente incapace di criticarlo. Quelli erano i pochi strumenti che la ricerca gli metteva a disposizione. Dopo anni di sacrifici e di alzatacce per scendere in spiaggia alle 8 del mattino (un trauma indimenticabile) decisi di andarci alle 13,00 e con grande mia sorpresa vidi nelle lesioni comparire dei puntini. Sensatamente, rimando per le cautele sull'esposizione solare al post dedicato in precedenza. Alla luce di quanto abbiamo visto oggi,  evidentemente l'amico sole era riuscito ad avere ragione su una portata infiammatoria non eccezionale in quel momento nella mia pelle, potendo dispiegare tutta la sua attività positiva. Immagino adesso che dopo aver letto quest'articolo alcuni saranno tentati di provare questo protocollo. Una sola avvertenza: pericolosissimo! Simili dosaggi impongono, pena giocarvi i reni,  la costante supervisione di un medico, analisi frequenti e uno stile di alimentazione diverso da quelli tradizionali. Io non mi sento di consigliare nulla. Questo lavoro ha voluto solo aggiungere un altro tassello ad un puzzle che sto cercando di comporre e che dai primi pezzi rafforza in me la tesi. Quella di trovarci sulla pelle il frutto di un omicidio i cui mandanti e i killer sono già conosciuti. Buonanotte. Domenico


4 commenti:

  1. Ottimo lavoro Speriamo finalmente che dopo anni di sacrifici qualcosa si riesce a muovere..grazie per il lavoro che fai..per tutti noi

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Sarebbe interessante capire la relazione (qualora ce ne fosse) tra la proteina MIA (melanoma inhibitory activity), che il dott Bordignon ha identificato come responsabile della vitiligine, e la CXCL10 .
    PS complimenti e grazie per le tue ricerche e l'ottimo lavoro di sintesi.

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